La chiesa di San Francesco Caracciolo è rinata dall’opera di coraggiosi monaci in un luogo dalla natura aspra e suggestiva, di forte valenza ascetica, chiamato le “Sacre rupi di Montepiano”. Qui prima sorgeva il Convento di San Giovanni Battista che, in seguito alla soppressione degli Ordini religiosi decretata dal luogotenente del Regno Eugenio di Savoia nel 1861, passò sotto il controllo dello stato. All’interno custodisce ancora quadri a soggetto religioso del XV e del XVI secolo. Ancora sostanzialmente integro nelle sue forme e caratteristiche è il chiostro con il suo portico ad archi in laterizio. La struttura conventuale rimaneggiata negli anni 60 del novecento è originaria del 1421 ed era un Convento dei Frati minori Osservanti, che seguì quello di San Giuliano a l’Aquila, di Sant’Andrea a Chieti e di San Cristoforo a Penne. La fondazione del convento fu attribuita a P. Giovanni da Stroncone seguace dei Clareni del Movimento dei Riformati che si opposero ai Conventuali. Un fatto importante da registrare è che al vertice della Provincia francescana d’Abruzzo, nel 1338 fu eletto P. Antonio Cervi da Roccamontepiano. Questo fatto sicuramente creò le premesse per la fondazione del Convento qualche decennio più tardi. Si sa con certezza che qui a San Giovanni riposavano le spoglie di due beati: Giovanni Lombardo e Tommaso da Firenze, che vissero ed operarono nel Convento. Sull’operato di Tommaso da Firenze si racconta che per le sue orazioni sarebbe scaturita dal terreno una sorgente d’acqua, a qualche centinaio di metri a valle del Convento. Qui sgorgavano acque limpidissime, salutifere e miracolose. Tale sorgente prese il nome di Fonte del beato Toma, conosciuta tutt’oggi dai roccolani ed ancora esistente. Poco prima della frana del 1765, il Convento di San Giovanni Battista fu l’unico nel paese ad avere una notevole importanza, a discapito del Monastero di Santa Croce che era in declino.